Il 25 luglio 1943, per festeggiare la caduta del criminale governo Mussolini, la famiglia Cervi raccolse tutta la farina che riuscì a trovare (si parla di 380 kg) e, insieme ad altre famiglie del luogo, preparò un’enorme pastasciutta, che offrì alla popolazione di Campegine (RE) tutta, proprio tutta.
I resoconti dell’epoca narrano infatti che anche i due carabinieri del luogo, venuti a intimare la sospensione della festa non autorizzata dal questore, quindi in rappresentanza di un governo comunque fascista (Mussolini era stato arrestato, ma per la sfiducia del Gran Consiglio del Fascismo), non si fecero pregare molto per sedersi a tavola e mangiare.
D’altronde, oltre alla fame accumulata negli anni, c’era anche il piacere della pasta, diventata un piatto simbolo di suo. Infatti, il Duce amava i cereali in grani e durante il fascismo il riso aveva spodestato la pasta, quasi bandita, anche perché con l’autarchia non c’era sufficiente frumento (vedi anche “Il Manifesto della cucina futurista” di Tommaso Marinetti).
Questa è in breve la storia sull’origine della “Pastasciutta Antifascista“. Maggiori dettagli si possono recuperare da tanti siti in rete, a cominciare dal sito ufficiale dell’ Istituto Alcide Cervi .
Da parecchi anni molte sezioni A.N.P.I. di tutt’Italia, in collaborazione con altre associazioni e gruppi antifascisti e anche istituzioni hanno preso l’abitudine di rinverdire questa festa e riproporla in occasione del 25 luglio (oppure del 25 aprile), invitando i cittadini a un momento di socialità, che sia di festa e di impegno antifascista al contempo.
Anche la sezione A.N.P.I. “Osanna Stagni” di Budrio (con il patrocinio del Comune di Budrio, insieme alla Banda Giovanile, a SPI CGIL, Circolo Sandro Pertini, La Magnolia, Libera, ecc.) da alcuni anni ripropone la “Pastasciutta Antifascista“.
La nostra scelta è sempre stata di rispettare tutte e tre le regole dettate dall’Istituto Alcide Cervi per una “vera” Pastasciutta Antifascista:
1) La pasta deve essere offerta (cioè gratuita) nel rispetto dell’origine della Festa.
(Naturalmente le bevande e le altre proposte nel menù possono essere a pagamento.)
2) La Festa deve essere in linea con i nostri valori di antifascismo, libertà, inclusione, uguaglianza e giustizia
3) Occorre ricordare l’esempio dei Cervi (in un momento della Festa deve essere ricordato il significato della Pastasciutta e l’insegnamento della famiglia Cervi attraverso parole, video, immagini, testi o altro ancora.)
Queste tre regole le abbiamo sempre applicate.
L’unica deroga che ci siamo permessi di inserire nella nostra pastasciutta è il pomodoro.
In quella originale del ’43 la pasta era condita con solo burro e parmigiano, presi “a credito” dalla famiglia Cervi dal locale caseificio, ma oggi, anche per merito della famiglia Cervi e della lotta partigiana, ci possiamo permettere un più saporito sugo al pomodoro, che permette anche ad amici e compagni vegani di festeggiare con noi.
Il parmigiano si può aggiungere sopra e la libertà ce la portiamo nel cuore.
Un po’ di immagini: